Siamo negli anni ‘30 del Novecento e a Forlì si avvicendano grandi cambiamenti. La volontà fascista di trasformare la città in una esemplare “piccola Roma” richiede da una parte la costruzione di grandi edifici monumentali, che sorgono in quegli anni lungo viale XXVIII ottobre – oggi viale della Libertà – il cosiddetto “Quartiere di Fondazione”, dall’altra la bonifica e il risanamento delle zone meno salubri.
Il quartiere di piazza del Carmine è uno dei più poveri e malsani della città: l’attuale via Marsala al catasto Gregoriano era chiamata contrada Miseria. È uno dei quartieri che negli anni ‘30 viene sottoposto ad un restyling radicale, insieme ai quartieri Schiavonia e San Martino.
I nuovi interventi urbanistici predisposti dal regime fascista a Forlì
Il punto di vista dello storico
Fascismo, paternalismo e igienizzazione
Archivio di Stato di Forlì Cesena. Foto a cura delle volontarie di Come In! Forlì
Nel 1936 il progetto di risanamento viene approvato ed inserito nel piano regolatore. L’area in cui verrà costruito il nuovo edificio è occupata da orti e si trova proprio al limite che separa il nucleo edificato della città dalle zone coltivate che sorgono tra questo e le mura cittadine.
Progetto di modifica dell’area del Carmine. Fonte incerta
Il progetto di risanamento è molto ampio e prevede la demolizione di numerosi edifici esistenti, con l’obiettivo di creare una nuova grande piazza per ospitare il mercato
Come puoi vedere dai disegni, i nuovi edifici dovevano essere tre e dovevano fungere da quinta scenografica alla grande piazza che sarebbe sorta al posto dei “miseri abituri e case in rovina”, come si sarebbe espresso il giornale il Popolo di Romagna dopo qualche anno.
Nel 1936 il progetto del primo edificio è pronto: non sappiamo chi sia il progettista, probabilmente un gruppo di tecnici del Genio Civile.
Come per le case Incis di viale della Libertà questi alloggi non sono progettati come un semplice edificio dormitorio: la presenza di una corte centrale e di spazi destinati ad ospitare negozi al pianterreno li rende un luogo di vicinato, un piccolo quartiere dove ci si aspetta che possa svilupparsi una comunità.
La pianta del primo piano. Archivio di Stato di Forlì Cesena. Foto a cura delle volontarie di Come In! Forlì.
I lavori per la costruzione del primo edificio vengono presto appaltati. Si dà il via ai primi espropri e alle prime demolizioni.
Il Popolo di Romagna, giugno 1936
Dopo un paio d’anni il primo edificio è concluso e pronto per essere abitato.
Il Popolo di Romagna, giugno 1939
A giugno il Popolo di Romagna pubblica un articolo per annunciare il completamento dei lavori
Stando al Popolo di Romagna, “l’enorme scarsità di alloggi ha fatto sì che gli appartamenti fossero presi d’assalto e interamente occupati o prenotati ancor prima dell’ultimazione dei lavori, ma non altrettanto può dirsi dei negozi che si affacciano sul loggiato decoroso ed amplissimo.”
Il grande colonnato ricorda quello progettato da Cesare Valle per l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale in corso della Repubblica. C’è molta cura nei dettagli.
Anche l’interno dell’edificio è curato: osserva per esempio il vano scale, con il pianerottolo di arrivo stondato, che crea un impatto estetico particolare conferisce identità all’edificio.
Il vano scala
Con il sopraggiungere della guerra i lavori di risanamento si interrompono, e non verranno più ripresi.
Archivio Fotografico Biblioteca A. Saffi di Forlì
Il progetto per la creazione di una grande piazza per il mercato rimane incompiuto: quella che oggi si chiama Piazza del Carmine viene destinata a mercato, ma non assume le dimensioni previste dal progetto iniziale. L’edificio di via Marsala è l’unico elemento monumentale che si affaccia sulla piazza.
Ortensia, allora bambina, viene sfollata dalla villetta in cui abita presso il cimitero monumentale e si trasferisce con la famiglia e i nonni nell’appartamento che le viene assegnato nelle nuove case di via Marsala, e in cui abita tutt’ora.
Nel dopoguerra gli inquilini di queste nuove case popolari non sono persone in estrema difficoltà economica, come quelli che abitano le cosiddette case popolarissime, per esempio quelle di via Andrelini. Si tratta di famiglie di dipendenti statali, musicisti, artigiani, commercianti.
Il pianerottolo e gli ingressi agli appartamenti
Personaggi caratteristici abitavano nelle case di via Marsala
Il porticato e il piano terra che ospitava le botteghe
Gli spazi destinati ai negozi vengono presto affittati
Frutta e verdura, latteria, sarto, falegname, offrono per anni i loro servizi e i loro prodotti agli inquilini delle case di via Marsala.
Vista su Piazza del Carmine e sulle case di via Marsala. Foto tratta dal gruppo Facebook Forlì c’era una volta
Le case in via Marsala, nel dopoguerra
Negli anni ‘50 viene aggiunto un piano ad un ala dell’edificio: la cosiddetta sopraelevazione, che viene destinata alle famiglie di impiegati di banca.
Il piano sopraelevato e il cornicione usato dai bambini, in alto a destra
Il grande cornicione veniva usato dai bambini, intrepidi, per spostarsi a gattoni tra un appartamento e l’altro
La famiglia Faggiotto, madre, padre e quattro figli, abita proprio nel piano sopraelevato.
Sono molte le famiglie che abitano nelle case di via Marsala e il cortile è il territorio dei giochi dei bambini. Per tenerli a bada ed evitare di farli andare in cantina la signora Viera si inventa un personaggio terrificante, la Venusta: un’inquietante bambola messa sulle scale a mo’ di “spaventa-bambini”.
Il cortile di via Marsala oggi
I bambini di via Marsala
Nel cortile c’è una piccola casetta abitata da un custode. La moglie del custode si occupa di tenere pulite le scale di tutte le case e gli spazi comuni. Ci sono regole molto precise per l’apertura del portone, per l’uso delle lavanderie, per popolare il giardino. Il grande portone è sempre chiuso e l’ingresso è vietato a chi non abita nelle case.
Quando passava la banda in via Marsala
Tra gli inquilini delle case c’è una grande solidarietà: le porte sono sempre aperte, ci si aiuta a vicenda e i bambini sono sempre insieme
Nel 2014 le case di via Marsala sono gestite da ACER, Azienda Casa Emilia Romagna. ACER esegue lavori di recupero e manutenzione, mantenendo gli elementi architettonici originali.
Oggi gli alloggi sono messi a disposizione con un affitto calmierato a persone e famiglie in difficoltà economica.
Ortensia vive ancora nell’appartamento dove, nel lontano 1944, si trasferì con la famiglia.
Recentemente gli abitanti delle case sono stati coinvolti in un progetto di Ex ATR, Linee di rigenerazione. Gli spazi della corte sono stati ripuliti e attrezzati con la collaborazione degli studenti della facoltà di Architettura di Cesena.
Il progetto Linee di Rigenerazione, foto di Filippo Venturi
Il punto di vista dell’architetto
Vista attuale (2021) delle case di via Marsala
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