Nel 1935 a Forlì e in molte altre città viene approvato un nuovo piano regolatore: l’edilizia privata vive un momento di grande fermento.
Guido Lombardi è un ragioniere forlivese. Nel 1932 parte per l’Africa in cerca di fortuna: la trova in Somalia, dove apre un’azienda che chiama “Romagna”. La sua fidanzata, Chiara Todeschini, appartiene ad una famiglia alto borghese, proprietari di una catena di ferramenta e di molti edifici.
Chiara e Guido in Somalia
l punto di vista dello storico
Il fascismo in Africa
Poco prima di sposarsi decidono di costruire la casa in cui vivranno: per 500.000 lire acquistano un terreno appena fuori città, in una zona verde circondata da orti, e commissionano il progetto. “Volevano una casa con delle finestre immense, grandissime, e con tanti bagni” ci ha raccontato la figlia. Assistono all’avvio dei lavori, poi partono per la Somalia.
La benedizione delle fondamenta
Una leggenda di famiglia narra che nei quattro angoli delle fondamenta, nei piloni, Chiara e Guido seppellirono le lettere d’amore che si erano scambiati durante il fidanzamento.
La nascita del villino Lombardi
Partiti i committenti, si dà avvio ai lavori.
La superficie esterna delle murature è realizzata in tre diversi materiali. Il basamento della costruzione viene realizzato in finto travertino. Per il piano rialzato viene utilizzato il mattone “faccia a vista” , mentre il piano superiore viene rivestito con un intonaco a finitura ruvida color giallo ocra. Le finestre sono incorniciate da lastre di travertino.
Il basamento in finto travertino, i mattoni faccia a vista e le finestre. Foto di Michela Mazzoli
Ognuno di questi materiali ha una sua colorazione particolare che corrisponde ai colori tipici del periodo.
Il villino Lombardi fotografato dallo studio La Novissima di Bologna
Alla fine del 1937 la casa è completata, ma i giovani sposi sono ancora in Somalia.
Chiara torna dalla Somalia con la figlia Paola, nata in Africa nel 1941. Guido è ancora in Somalia, a gestire l’azienda.
Chiara in Somalia, con la figlia Paola
La casa, che non era mai stata abitata, durante la guerra è stata occupata dalle truppe polacche e inglesi. E anche qui, come in altre ville della città, i militari avevano installato la cucina da campo in soggiorno, rovinando il pavimento originale. Chiara ripristina la casa e nei primi mesi del dopoguerra ospita alcune famiglie di amici e conoscenti sfollati.
Un salotto della casa fotografato dallo studio La Novissima
Il ritorno dall’Africa
Dopo qualche anno anche Guido torna dall’Africa, per restare. Le famiglie ospiti tornano alle loro abitazioni e la casa diventa, per la prima volta, la residenza di famiglia.
La famiglia Lombardi, e in particolare Chiara, era all’avanguardia per quanto riguarda tecnologia e attrezzature: nel dopoguerra, per esempio, era una delle poche famiglie della città ad avere una ghiacciaia. La ghiacciaia si trovava in cantina, insieme ad un grande spazio dedicato alla lavanderia, con grandi lavatoi e un paiolo dove bollire l’acqua. Paola ricorda le lavandaie che venivano a domicilio a lavare i panni della famiglia con la cenere.
Nel 1954 Guido Viene a mancare. Chiara e la figlia Paola, che all’epoca ha 13 anni, restano sole nella grande casa, insieme ai domestici. Chiara, per consolare Paola, acquista uno dei primi televisori arrivati in città.
Un frigorifero Philco in una pubblicità degli anni ‘40. Fonte: Foto di Tom Simpson su Flickr
Nello stesso anno arriva anche un frigorifero, marca Philco, comprato tra i primi disponibili a Forlì.
Il rapporto tra Chiara e Paola non è tutto rosa e fiori: Paola ha uno stile di vita molto diverso da Chiara, che non la approva. Entrambe hanno un carattere forte e la convivenza è difficile.
Uno dei salotti fotografato all’epoca. Foto di Michela Mazzoli
Paola si trasferisce in collegio a Firenze. Chiara la va a trovare tutte le domeniche: attraversa il muraglione in macchina e porta la figlia al cinema, a vedere tre film uno dietro l’altro, poi a cena nei ristoranti migliori di Firenze.
Dopo il diploma a Firenze Paola si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia a Bologna. Poco dopo, a 24 anni, si sposa e torna a vivere nella casa di famiglia con il marito. Negli anni seguenti nasceranno i figli Giada e Paolo.
A casa Lombardi vive Chiara, insieme a Paola, al marito e ai due figli.
Chiara resta la padrona di casa: è lei a decidere come si vive in famiglia, con un gusto rigoroso ed elegante. La tavola è sempre apparecchiata con l’argenteria, Chiara è sempre vestita in modo ineccepibile. La lavastoviglie è bandita, ma le feste dei nipoti sono benvenute.
Chiara Todeschini è l’anima della casa
Chiara e Giada, la nipote, sono molto legate. Giada la sera si ferma spesso nella grande camera da letto della nonna. Chiara dorme con il piumino d’oca, le lenzuola di lino e le finestre aperte. Prima di addormentarsi racconta a Giada le storie dell’Africa.
La camera da letto padronale
Giada e Paolo, i due figli di Paola, vanno entrambi ad abitare fuori casa. Giada si sposa. A casa Lombardi rimangono Chiara e Paola, come negli anni ‘50.
La famiglia decide di dividere la casa, ormai troppo grande per tre persone.
Il progetto viene affidato agli architetti Lucchi e Pistolesi che lavorano insieme per la prima volta, elaborando un progetto per il restauro della facciata esterna e la divisione degli spazi interni in due unità abitative separate.
Chiara Todeschini, a 89 anni, viene a mancare. Fino a pochi giorni prima aveva mantenuto il suo stile di vita mondano.
Chiara alla guida di un camioncino, durante gli anni della Somalia
Durante l’estate andava tutti i giorni al mare a Milano Marittima. Tra l’una e le due prendeva il sole, l’orario che considerava migliore perché più efficace. Poi, verso le sei, si faceva la doccia. Trascorreva la serata giocando a Bridge con le amiche, fino alle due di notte. Finito il torneo tornava a casa, guidando la sua macchina, perché preferiva sempre dormire nel suo letto.
La casa oggi è divisa in due unità separate.
I lavori di restauro
Paola abita nella zona che ha mantenuto un sapore più originale. Uno dei bagni, grande 20 metri quadrati, è diventato una camera da letto.
Casa di Paola, oggi. Foto di Gianluca Colagrossi
La parte che era adibita a servizi, garage e cantine, è stata completamente rimodernata. Qui ci abita Giada con il marito e i tre figli.
Casa di Giada, oggi. Foto di Gianluca Colagrossi
La figlia di Giada è stata chiamata Chiara, come la bisnonna. Come le altre donne di famiglia è molto affezionata alla casa: “dobbiamo fare di tutto, perché questa casa deve essere nostra per sempre”, ripete spesso alla madre e alla nonna.
Il punto di vista dell’architetto
Vista attuale (2021) del villino Lombardi. Foto di Gianluca Colagrossi
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