Deposito delle corriere SITA

Da ex-deposito delle corriere a centro per la rigenerazione urbana e le arti contemporanee

Commissionato
Commissionato da:
S.I.T.A. Società Italiana Trasporti Automobilistici
Progetto di
Progetto di:
Geometra Alberto Flamigni nel 1935
Anno di costruzione
Anno di costruzione:
Tra il 1935 e il 1937

Siamo negli anni ‘30. La città di Forlì è oggetto di un grande impeto di modernizzazione, voluto dal regime fascista. 

Anche il sistema dei trasporti viene coinvolto: protagonista di questa evoluzione è la S.I.T.A., Società Italiana di Trasporti Automobilistici appartenente al gruppo FIAT.

Foto di gruppo a Predappio nel 1923 con due autobus SITA. Collezione Jacopo Partisani. Immagine tratta dal volume Romagna in carrozza. Trasporto pubblico tra Otto e Novecento, di R. Renzi, Amr, 2019

Foto di gruppo a Predappio nel 1923 con due autobus SITA. Collezione Jacopo Partisani. Immagine tratta dal volume Romagna in carrozza. Trasporto pubblico tra Otto e Novecento, di R. Renzi, Amr, 2019

Forlì è da poco stata dotata di una nuova stazione per i treni e da pochissimo è stata soppressa la tramvia che collegava Forlì a Meldola e Ravenna, ormai non più concorrenziale. 

Il tramway, alimentato a vapore, per più di quarant’anni aveva trasportato efficacemente persone e merci. Negli anni Venti si rivela un mezzo lento, pesante e maleodorante: non supera i 20 km orari e impiega quasi un’ora a raggiungere Meldola.

Partenza da Meldola del tram a Vapore per Forlì. Collezione Gian Guido Turchi. Immagine tratta dal volume Romagna in carrozza.Trasporto pubblico tra Otto e Novecento, di R. Renzi, Amr, 2019

Partenza da Meldola del tram a Vapore per Forlì. Collezione Gian Guido Turchi. Immagine tratta dal volume Romagna in carrozza.Trasporto pubblico tra Otto e Novecento, di R. Renzi, Amr, 2019

Nel 1930 la tramvia Meldola-Forlì- Ravenna viene chiusa definitivamente

Il punto di vista dello storico

Forlì al centro della modernizzazione

Le ragioni della modernizzazione del sistema di trasporti forlivesi non sono da cercare solamente nel progresso: Forlì, insieme a Predappio, è oggetto di un ambizioso progetto di comunicazione politica. 

Un ruolo centrale in questo progetto è giocato dai pellegrinaggi verso la città natale del duce, Predappio, incoraggiati e organizzati dal regime per consolidare il consenso costruendo e mettendo in scena il mito del duce, uomo dalle origini popolari e insieme portatore di modernità e grandiosità.

La X legione compie un pellegrinaggio automobilistico alla tomba dei genitori del Duce. Archivio storico Istituto Luce

Il viaggio nel mito delle origini iniziava al momento dell’arrivo alla monumentale stazione di Forlì, proseguiva in corriera o torpedone attraversando viale XXVIII Ottobre, il “Quartiere di Fondazione”, per arrivare alla città natale di Mussolini. 

Qui i pellegrini potevano visitare la casa natale, dove erano rievocati gli ambienti della vita domestica dell’infanzia del duce, per poi comprare souvenir, spedire cartoline e accaparrarsi qualche reliquia, fosse anche un pezzo della corteccia della quercia antistante la casa. Tra il 1934 e il 1938, anni d’oro dei pellegrinaggi, in estate a Predappio arrivavano in media 5000 persone al mese.

La nascita dell’edificio

È proprio Mussolini a fare pressione su SITA spingendo per la costruzione di una nuova grande autorimessa, che permettesse di consolidare la presenza della società a Forlì e di migliorare i collegamenti tra la città, la provincia e le regioni vicine, anche nell’ottica di mettere a disposizione automezzi per i pellegrinaggi.

Il progetto viene affidato al geometra Alberto Flamigni. Flamigni, che ha un suo studio personale in viale Roma, viene da una famiglia di contadini benestanti forlivesi. Da ragazzo era considerato un genio della matematica, capace di risolvere a mente logaritmi, e nel 1935 è un professionista stimato.

Il lotto di proprietà di SITA.

Il lotto di proprietà di SITA.

Flamigni progetta un edificio dalla forma particolare, in modo da adattarlo al lotto asimmetrico sul quale sarà costruito, e ispirandosi forse ad alcuni edifici di Piacentini.

Coerentemente con il progetto di rendere Forlì una città monumentale, l’Amministrazione comunale chiede alla Direzione Generale della Fiat di aggiungere un piano all’edificio. La Fiat declina la richiesta, autorizzando però l’aggiunta di un locale ad abitazione, che diventerà la casa del custode notturno.

La Direzione della Fiat declina la richiesta di sopraelevare il corpo centrale. Archivio di Stato Forlì Cesena.
La Direzione della Fiat declina la richiesta di sopraelevare il corpo centrale. Archivio di Stato Forlì Cesena.

La Direzione della Fiat declina la richiesta di sopraelevare il corpo centrale. Archivio di Stato Forlì Cesena.

Il rivestimento esterno del deposito viene realizzato in cotto a vista con basamento in travertino. Sui lati è presente una lunga finestratura con davanzali e architravi in finto travertino.

La palazzina di ingresso ha un aspetto particolare: a qualcuno può ricordare una struttura difensiva con due torrette mentre ad altri può sembrare una pagoda. Da lì si accede al deposito, uno spazio di 1500 metri quadrati coperto da un soffitto con travi a shed, che garantisce la massima luminosità possibile.

La palazzina di ingresso e la finestratura a shed.
La palazzina di ingresso e la finestratura a shed.

La palazzina di ingresso e la finestratura a shed.

Il deposito, buche per i meccanici e l’ingresso visto dal deposito.
Il deposito, buche per i meccanici e l’ingresso visto dal deposito.

Il deposito, buche per i meccanici e l’ingresso visto dal deposito.

Il piazzale che fungeva da parcheggio delle corriere è uno spazio di circa 3000 metri quadrati, dove si trovano anche l’area adibita a lavaggio e i magazzini.

Vista sul piazzale.

Vista sul piazzale.

Luoghi che raccontano storie
Autobus da turismo del 1935.

1935-1937

In un paio d’anni il deposito viene costruito ed entra in funzione. Tra il 1935 e il 1940 le linee urbane passano da due a dodici, mentre quelle extraurbane permettono il collegamento con tutte le località della provincia, fino a Toscana, Marche e Umbria.

1938

Per la SITA questi sono anni di grande espansione: in molte regioni d’Italia gestisce il trasporto turistico su gomma, rilevando alcune società di trasporto esistenti.

L’Italia fascista si muove verso l’autarchia. Per legge, tutti i mezzi pubblici sono obbligati all’uso del metano o del gassogeno: una bombola applicata nella parte posteriore del veicolo alimentata a legna o a carbonella, al cui interno, per reazione chimica, si produce un gas sostitutivo della benzina, ma con resa inferiore.

Fonte: Urbanfile.

Fonte: Urbanfile.

Un autobus con impianto a gasogeno.

1944

Durante la guerra il deposito viene requisito dai tedeschi, con tutto il suo contenuto. I mezzi di trasporto SITA vengono usati – tra altre funzioni – per deportare prigionieri. Nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1944 il deposito è teatro di un’azione di sabotaggio partigiana per impedire deportazioni di antifascisti ed ebrei nei campi di concentramento in Germania.

Il Gruppo di Azione Partigiana sabota i mezzi SITA per impedire deportazioni in Germania.

La relazione della Questura sull'azione di sabotaggio. Fonte: Resistenza mAPPe

La relazione della Questura sull’azione di sabotaggio. Fonte: Resistenza mAPPe

Il dopoguerra

Nel dopoguerra il deposito e la SITA riprendono la loro funzione. Gli automezzi SITA trasportano ogni giorno centinaia di persone. Nel deposito si fa tutto: dalla manutenzione ordinaria a quella straordinaria. C’è il pompista, il gommista e l’elettrauto.

Archivio storico Istituto Luce

Un’inchiesta Incom sul servizio delle autolinee. “Il mondo delle autocorriere: una scatola a sorpresa. Perché tanta gente viaggia in pullman?”

Gli anni ‘70

Negli anni ‘70 viene costruita una palazzina su due piani che chiude il piazzale sul lato ovest. “In questi anni – ricorda Evandro Greppi, autista SITA, nel documentario “Lavori in tras-corso” – la corriera era usata molto da un genere di cittadino diverso da oggi. Erano poche le donne con la patente, alla mattina portavano i bambini a scuola con l’autobus, poi andavano al mercato. Poi c’erano gli anziani, che venivano per passare il tempo: giravano in corriera dalla mattina alla sera.”

Gli anni della SITA nei ricordi di Evandro Greppi.

Particolari del deposito oggi
Particolari del deposito oggi

Particolari del deposito oggi

1975

Il 1975 è l’anno di nascita del Consorzio ATR, Azienda Trasporti Romagna, che negli anni seguenti sostituirà SITA nel trasporto extraurbano e poi urbano.

Il primo logo ATR sulle pareti del deposito.

Il primo logo ATR sulle pareti del deposito.

1998

Il deposito chiude definitivamente. Tutte le funzioni svolte per più di sessant’anni dal deposito SITA passano al nuovo deposito di via Pandolfa, nella periferia di Forlì.

2011-2015

A partire dal 2011 grazie a Spazi Indecisi e Città di Ebla, due associazioni forlivesi che lavorano sulla rigenerazione urbana e sull’arte contemporanea, il deposito ospita intermittentemente persone, eventi, performance, mostre e installazioni.

Vengono organizzate tre edizioni di Ipercorpo, Festival Internazionale delle Arti dal Vivo, la mostra Totally Lost e due edizioni di Cicli Indecisi, pedalate alla scoperta di luoghi abbandonati di Forlì.

Proiezioni ortogonali. Installazione di Spazi Indecisi a Ipercorpo 2011

2016

Dopo una breve parentesi di chiusura degli spazi, per motivi burocratici, il deposito riapre come EXATR, un hub culturale dove sperimentare nuovi modelli di rigenerazione urbana. Il progetto, reso possibile grazie ad un finanziamento della Regione Emilia Romagna, è portato avanti da Comune di Forlì, ATR – Azienda Trasporti Romagna e associazioni Spazi Indecisi e Città di Ebla.

2017 – Oggi

Il festival Ipercorpo torna ad occupare gli spazi del deposito, insieme a IN LOCO – Museo diffuso dell’abbandono. La palazzina costruita negli anni ‘70 viene attrezzata come spazio di co-working, sala conferenze e per piccole residenze creative.

EXATR comincia ad aprirsi alla città e al quartiere, sperimentando progetti che incrociano arte, cultura e welfare: le due associazioni coinvolte nel progetto EXTR portano avanti progetti che coinvolgono gli abitanti e i giovani del quartiere

Linee di rigenerazione. Foto di Filippo Venturi, da www.exatr.it
Linee di rigenerazione. Foto di Filippo Venturi, da www.exatr.it

Linee di rigenerazione. Foto di Filippo Venturi, da www.exatr.it

Le attività degli ultimi 10 anni stanno lentamente cambiando i connotati dell’ex deposito della SITA.

Gli spazi interni, pur mantenendo intatti i segni lasciati dal tempo, sono attrezzati per ospitare eventi e attività. Gli spazi esterni hanno guadagnato colore, infrastrutture leggere e impronte del passaggio di tanti che qui hanno trovato un luogo di sperimentazione.

Il festival Ipercorpo nel deposito
Il festival Ipercorpo nel deposito

Il festival Ipercorpo nel deposito

Fatti guidare dall’architetto

Il punto di vista dell’architetto

Vista attuale (2021) del deposito.

Vista attuale (2021) del deposito.

Fine progetto

Scopri gli altri edifici del progetto Come In Forlì

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L’album Fotografico Realizzato Da Claudia Presti - Associazione Tank Sviluppo Immagine

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