Antonio Lamaro, Cavaliere e ingegnere, era un costruttore romano. Nel 1920 fonda le Imprese Lamaro, usando il piccolo capitale accantonato grazie allo stipendio da ufficiale durante la Prima Guerra Mondiale.
Il punto di forza delle Imprese Lamaro è il programma “Case per tutti”, per “rendere possibile anche ai classificati economicamente modesti l’accesso all’alloggio, da proprietari e non da locatari”, come spiegherà lo stesso Lamaro nel dopoguerra.
Il primo esperimento riuscito è del 1925: costruiscono 26 palazzine a Roma, mettendo in vendita gli appartamenti a prezzi molto bassi e con facilitazioni del pagamento.
Il programma “Case per tutti” o, come si era espresso Mussolini nel 1937, “dare gradualmente a tutto il popolo italiano una casa sana e decorosa”, è un efficace espressione dell’ideologia utopica fascista di creare una grande classe media organizzata in modo totalitario, “educando” paternalisticamente le masse anche attraverso il miglioramento delle condizioni di vita.
Il punto di vista dello storico
Il facismo e la creazione di una grande classe media in “camicia nera”
Nel 1940 Lamaro dà una svolta al programma “Case per tutti” costituendo la società Clam – Case Lamaro ad Affitto Mite. Il progetto, approvato da Mussolini, prevede la costruzione di 758 alloggi distribuiti tra Apuania Massa, Forlì, Napoli, Avenza, Milano e il Lido di Roma.
La copertina del volume “Le case per le masse e l’ideologia fascista”
Nel 1941 Antonio Lamaro pubblica un’analisi approfondita del progetto e delle sue premesse.
L’obiettivo del volume è “tracciare direttive innovatrici lungimiranti, forse troppo rivoluzionarie pei tradizionalisti oggi, ma di possibile pratico sviluppo.”
Nel libro Lamaro analizza la questione “case per tutti” da un punto di vista sociale: è necessario dotare i “lavoratori delle braccia” di alloggi che forniscano “quel minimo di nozioni e buon gusto capaci di attutire ogni aspro contrasto nella presentazione, nel parlare, nel vestire, ed in tante altre manifestazioni estetiche della vita.”
Dal punto di vista tecnico Lamaro analizza progetti tradizionali di appartamenti economici, proponendo soluzioni alternative meno costose e che garantiscano “vantaggi di abitabilità” , evitando “l’inconveniente della confusione e della promiscuità”.
Immagine tratta dal volume “Le case per le masse e l’ideologia fascista”.
Superfici minime ma ben strutturate
Lamaro rinuncia al salotto a favore di una camera di soggiorno, sottolinea l’importanza dell’ingresso e del bagno, lontano però dalla porta di accesso. Promuove l’idea di una camera da letto per ciascun membro della famiglia come meta ideale. E abolisce i balconi, che considera dei ripostigli a cielo aperto poco pratici.
La camera di soggiorno secondo Lamaro. Brano tratto dal volume “Le case per le masse e l’ideologia fascista”
L’”affitto mite” proposto da Lamaro corrisponde a non più del 20% del salario medio dei destinatari degli appartamenti, che l’ingegnere individua nelle famose 1000 Lire al mese.
Immagine tratta dal volume “Le case per le masse e l’ideologia fascista”.
Le case CLAN a Forlì, insieme agli altri alloggi previsti dal progetto, sono una sperimentazione, una sorta di versione beta dello studio di Lamaro.
Nel 1941, come da programma, inizia la costruzione delle case CLAM a Forlì.
La planimetria originale delle case CLAM a Forlì, Immagine tratta dal volume “Le case per le masse e l’ideologia fascista”.
Nei disegni di progetto era prevista la costruzione di 9 blocchi in linea. Cinque blocchi da cinque piani al centro, che digradano a quattro e poi a tre piani, ai lati, interrotti da due elementi turriti.
Le prime case CLAM (in alto a destra) e l’ingresso del setificio Orsi-Mangelli. Fonte Gruppo FB Forlì c’era una volta.
Le case sono destinate ad ospitare gli operai e le operaie del vicino setificio Orsi-Mangelli: a Forlì saranno infatti ricordate per anni come “le case del Mangelli”
Antonio Mambelli dà conto della costruzione del primo blocco nel suo diario, senza risparmiare le critiche.
“[…] Non si poteva concepire un edificio più orribile, in un punto ove il fetore della fabbrica ammorba l’aria per vasto raggio e rende difficile la respirazione. Eppure bisogna riconoscere che questa specie di galera è una provvidenza, se si considera la crisi degli alloggi da noi e le esose pretese di certi padroni di case, quando sono liberi di fissare lo scotto […]”
Buona parte dei blocchi vengono completati nel 1943. Si tratta di case popolari ed economiche, ma, coerentemente con l’ideologia di Lamaro, sono rifinite con scelte compositive semplici ma caratterizzanti e con materiali non pregiati ma esteticamente piacevoli.
A rompere la monotonia dei quasi 120 metri di facciata contribuisce l’alternanza tra intonaco e mattoni faccia a vista, arricchita da due elementi turriti con grandi aperture ad arco che permettono il passaggio verso il retro dell’edificio.
Particolari della facciata.
Anche all’interno gli ingressi sono rifiniti con cura.
Varchiamo l’ingresso delle case CLAM a Forlì.
Con il sopraggiungere del conflitto armato il cantiere si interrompe. Verrà ripreso nel dopoguerra.
Subito dopo la guerra gli edifici appena conclusi vengono usati per ricoverare gli sfollati e le persone rimaste senza casa durante la guerra. Negli anni successivi la costruzione viene completata seguendo – o quasi – le planimetrie originali, ma senza soluzione di continuità.
Le case CLAM completate (in basso a destra) e il setificio Orsi-Mangelli. In alto a sinistra di vede la nuova stazione dei treni. Fonte incerta.
Gli ultimi due blocchi dopo il secondo elemento turrito, aggiunti in seguito, hanno un aspetto molto diverso dagli originali.
Uno dei due elementi turriti viene chiuso in questi anni, per ricavare altri appartamenti. Al piano terra vi si insedia un esercizio commerciale.
I cinque blocchi centrali vengono affidati alla gestione dello IACP – Istituto Autonomo Case Popolari.
Oggi quasi nessuno conosce più il nome originale dell’edificio – case CLAM. Gli appartamenti sono quasi tutti di proprietà privata. Alcuni, ormai pochi, sono rimasti in gestione allo IACP che nel frattempo è diventato ACER (Azienda Casa Emilia Romagna).
Progetto di Cristina Paglionico, Associazione Tank Sviluppo Immagine .
Il punto di vista dell’architetto
Vista attuale (2021) delle case CLAM.
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